I Custodi della Notte

La proposta per la traduzione di Nightkeepers di Jessica Andersen mi arrivò a ridosso delle vacanze natalizie. Avevo consegnato da pochi giorni un altro romanzo, ed ero a pranzo fuori con mio padre, in un centro commerciale nel quale avremmo comprato un po’ di regali. E ricordo bene il momento in cui, seduti in macchina, mentre tornavamo a casa, abbiamo parlato per la prima volta di questo progetto che stava iniziando e che mi avrebbe impegnata per quasi tutta la prima metà del nuovo anno. È stata una traduzione lunga e stimolante e, anche se ormai è passato un anno dalla data d’uscita della versione italiana, non dimentico ciò che ho appreso da questo lavoro. la-fiamma-della-passione-andersen-leggereditore-280x404Tradurre Nightkeepers presentava difficoltà di vario genere; prima di tutto, la gestione della complicata coesistenza fra questo urban fantasy dall’ambientazione molto originale e il suo lato romance carico di passione. Come già accennavo parlando de Il legame del drago, il fantasy è sempre stato un genere più rivolto ai lettori, che non alle lettrici, e questi esperimenti di commistione fra il romanzo rosa e il fantasy moderno non sempre trovano il consenso del pubblico. Si tratta di un equilibrio fragile, che si può perdere in fretta, dando troppo spazio all’una o all’altra faccia del romanzo. A complicare ulteriormente la convivenza di questi due aspetti, c’era la scelta dell’autrice di attingere a un folklore diverso da quello anglosassone, che da sempre fa la parte del leone nel fantasy. La trama del romanzo, e dell’intera serie, si dipana attorno alla famosa profezia maya sulla fine del mondo del 21 dicembre 2012, ed è proprio a ciò che sappiamo di questa civiltà precolombiana che Andersen attinge per creare il proprio universo secondario. Io, da parte mia, conoscevo pochissimo dei costumi, della religione e delle tradizioni dei maya, e seguire l’autrice, documentandomi e facendo ricerche, mi ha richiesto molto tempo, ma in cambio mi ha fatto scoprire una civiltà straordinaria.
Ma il romanzo di Andersen non è ambientato in un lontano passato, ma in un mondo contemporaneo, nel quale l’antica razza dei Custodi della Notte veglia ancora sul destino dell’umanità e sulle forze oscure che minacciano la fine del mondo, prevista per il 21 dicembre 2012.
La storia, e con essa anche il linguaggio, di Nightkeepers narra la difficile coesistenza fra un’antica razza di maghi guerrieri, con le sue tradizioni fuori dal tempo, e il nostro presente, con il suo scetticismo e la sua incredulità. E questa coesistenza si esprime perfettamente nell’uso di diverse categorie di nomi: quella dei comuni cittadini americani del ventunesimo secolo; quella dei Custodi della Notte, i cui nomi sono rimasti fedeli a quelli della tradizione; quella di coloro che, pur facendo parte dei Custodi della Notte, hanno cambiato nome per inserirsi nella società contemporanea, scegliendo una versione moderna di quello che era il loro nome all’interno della comunità d’origine.
Un grande lavoro per la traduttrice qui presente. Di cui, se vorrete, vi parlerò presto nel dettaglio.

È passato un anno intero dalla sua pubblicazione, ma parlando  de La fiamma della passione (il cui titolo italiano punta molto di più sugli aspetti romance, tralasciando l’imponente lato fantasy dell’opera) riesco ancora a dilungarmi e a farmi prendere da tutte le sfaccettature e le difficoltà che hanno reso indimenticabile, per me, questo progetto.